Prima di spiegare ai figli quel che sta accadendo, i genitori devono essere sicuri di sapere gestire le loro angosce e paure relative al tema. Si può dire ai figli che si ha paura, anzi lo si deve dire. Non è realistico che una situazione di tale portata non spaventi. Come ricorda Celi, in questo caso vale il principio di Archimede delle emozioni: “Se neghi di avere paura,ti accorgerai che la paura riceve una spinta dal basso verso l’alto pari alla forza che hai impiegato per negarla. Ti accorgerai che più la reprimi e più si fa forte e lentamente, subdolamente, rischia di diventare panico, angoscia, terrore”.

Quindi, si deve dire ai figli ,che questa situazione genera paura, dimostrando, poi, che la si può gestire. Le emozioni hanno tutte una funzione adattiva, ed in questo caso la paura ci permette di proteggerci dai pericoli, promuovendo comportamenti positivi, come lavarci le mani, mantenere le distanze di sicurezza, proteggerci con le mascherine..I bambini imparano per modellamento e per imitazione; vedere i genitori che, seppur impauriti, non mostrano angoscia, è fondamentale.

AI figli va detta la verità, sempre e comunque, perché non va minato il loro senso di fiducia verso i genitori e in generale verso gli adulti. La verità va comunicata proteggendoli da tutte quelle informazioni che potrebbero essere troppo forti, “traumatizzanti”; compito dei genitori è di mediare, aiutando i figli nell’ eleborazione.

Va spiegato il tutto in modo semplice, adattando il linguaggio alla loro età; per i più piccoli è appropriato il ricorso all’ immaginario, al fantastico, co-costruendo una storia,utilizzando la musica, il disegno o il gioco. Con queste modalità, infatti, si può raccontare la verità, parafrasandola, e dando la possibilità di esprimere, in modo più libero, le emozioni che entrano in gioco. Così facendo, tutto diventa più comprensibile, i bambini non si sentono impotenti rispetto alla minaccia, che può provocare paura e trauma, proprio perché, come teorizzato dallo psicoanalista Winnicot, “il gioco è un processo di trasformazione”.

I figli vanno rassicurati sul fatto che loro stessi non sono impotenti, che possono difendersi, adottando tutte le precauzioni del caso, quindi lavandosi spesso e bene le mani, indossando mascherine, mantenendo le distanze di sicurezza,non andando a scuola. Vanno anche rassicurati sul fatto che medici e scienziati si prendono cura delle persone ammalate, e che stanno facendo il possibile per risolvere il problema, che le forze dell’ ordine garantiscono la nostra sicurezza. Potrebbe essere utile ancorare questo senso di protezione ad esperienze precedenti della propria biografia o di quella del bambino, in cui , per l’ appunto, ll’ intervento di un medico ha aiutato la guarigione.

Si può scegliere un momento al giorno da dedicare insieme alla visione delle informazioni, selezionando le immagini e le fonti più adeguate, facendo seguire, poi, un momento di confronto, per rendere il contenuto comprensibile e per rassicurare.

E’ importante dare spazio all’ ascolto emotivo; permettere, quindi, che i figli possano esprimere i loro vissuti emotivi, e che si sentano supportati, attraverso l’ ascolto attivo e la validazione, legittimando ciò che sentono.

Va comunque garantita loro una certa routine, che dia contenimento, che permetta di mantenere le abitudini, di coltivare gli interessi, le attività piacevoli di prima, anche le relazioni con gli amici attraverso canali alternativi.

Questa pandemia, offre l’ opportunità di condividere maggior tempo con i propri figli, e si può fare dunque di necessità virtù, dedicandosi maggiormente ad una relazione di qualità.